Un anno fa esatto mi laureavo. Un anno fa ero piena, traboccante di soddisfazione, anche se ci erano voluti troppi anni per tagliare il tragauardo, anche se tra parenti e amici seduti ad ascoltare la mia discussione mio padre non c'era, soddisfatta nonostante mancassero altre persone importanti.
Succede così, ripensando a quel giorno, di riflettere sulla celebrazione della commemorazione dei defunti, che finquando andavamo a scuola era solo sinonimo di ponte lungo e pellegrinaggi al cimitero.
Con gli anni ho imparato a mie spese che spesso mancano come i defunti persone che non sono sepolte al cimitero, persone che camminano respirano magiano e dormono, ma semplicemnete hanno deciso di non esisitere più per NOI.
Questa constatazione è terribile per me, mi mette dinnanzi alle "perdite" subite una volta di più e mi sembra che non ci si adavvero come contrastare questa tristezza dal momento che non c'è nemmeno una lapide su cui andare a depoore un fiore e lasciar scivolare una lacrima.
Ero felice con il mio 110 e lode, stupidamente orgogliosa di quel traguardo tardivo, eppure oggi, dopo 12 mesi esatti faccio i conti con la realtà, e quella gioia è rimasta momentanea perchè in fondo è stato tutto sbagliato, perchè mi sono resa conto che anche così, anche provando a essere diversa da me, non vado bene. Per questo capisco come debbano sentirsi quei poveri animali in gabbia, chiusi nei canili speranzosi che qualcuno li porti via da li: provi ad essere al tuo meglio e migliore di quanto sei purchè qualcuno si prenda cura di te, perchè non vuoi essere nuovamente abbandonato, perchè hai dannatamente bisogno di una carezza. Dicono che al canile puoi sopravvivere; pensando a questo cerco di guardare avanti e di pensare che posso ancora avere tutto per me un pezzetto di cielo da guardare e in cui sperare.