martedì 6 dicembre 2011

Biscotti per tutti!

Già, quest'anno biscotti, e quando ho diffuso la notizia agli amici che, causa austery, seppur involantaria, un bel sacchetto di biscotti homemade sarebbe stao il mio regalo per tutti mi aspettavo silenzi imbarazzanti, e invece...un grande entusiasmo!
Sarà perchè sono l'unica tra le ragazze a dilettarmi di cucina, e l'unica ragazza tra le conoscenze dei maschietti a recpitare loro dei bisoctti..sta di fatto che si sono (sinceramnete) illuminati, e la cosa non può che avermi dato un'ulteriore entusiasmo nela selezione dei biscotti da offrire.
In realtà vorrei farne decine, o che dico, forse di più, ma mi limiterò a 5/6 tipo apllicando poi delle varianti in ripieni e colorazioni.
Alcuni dei biscotti sono stati già testatissimi, e ognuno di loro ha una piccola storia:come i gingerbreads la cui ricetta la devo al mio fantastico viaggio in Svezia un po' di anni fa, qunado acquistai uno splendido cutter a forma di alce con tanto di occhi e corna lunghissime( qualcuno, non a torto potrebbe insinuare che me le vado a cercare allora!) e su cui quest'anno intendo prodigare tutta la mia pazienza e fare decorazioni con lo zucchero fondente.
Ricotrdo ancora il negozietto in Gamlstan, in cui acquistai il cutter e bellissimi candelabri di legno, alcuni splendidi regali tra cui grembiuli design e un pettirosso di carta pesta per la mia mamma. E pensare che saremmo dovute andare a Vienna, ma il biglietto per Stoccolma era più economico...( e a Vienna ci siamo state l'anno dopo!;-p) 
Altro cavallo di battaglia sono i semplicissimi biscotti regina, siciliani e profumatissimi, scoperti grazie a quel gran calcio nelle p...dell'exex fidanzata( sicula) di un mio amico siculo di cui al momento non si ha notizia, ma che, se ha fame, tornerà. I Regina sono dei biscotti lievitati, morbidi e profumati ricoperti di semi di sesamo che a seconda della zona della Sicilia si trovano modellati ad S o a bastoncino. Nella versione natalizia li aromatizzo con la buccia grattuggiata dei mandarini del nostro giardino e sono davvero ottimi a tutte le ore.
I cantucci ( che ho recentemente scoperto gli americani chiamano "Biscotti") declinati in tutti i modi, spesso a quello che ho in dispensa, quest'anno li farò pistacchi e cranberries, ispirandomi ad un sito, americano appunto (allreceips.com) con i colori cha fanno tanto Natale, ma non escludo di farne anche un po versione brown cacao e nocciole, che piaceva tanto ad un certo qualcuno che non c'è più e che, ehm, pur apprezzando la bontà dei biscotti preferiva addentare altro!

Per le "new emtries", qualcuna già sperimentata giusto per non trovarmi impeparata, i chocolate crincles, anche nella versione espresso della bravissima Sandra (Le Petrin), i linzertorte biscuits per i quali ho fatto l'investimento di un meraviglioso stampo con estrattore e sagome centrali intercambiabili( Wilton), dei sandwich biscuit in versione bianca con crema gianduia e al cacao con crema ai pistacchi...ma tanto lo so che non riuscirò a contentermi, e con la scusa che devo farne per tanti dividerò il lavoro in due se non tre sessioni e quindi avrò modo di provarne proprio tanti!;-)
Devo dire che quest'anno Natale non ha quell magia come di solito, anche se spesso Dicembre per me è stato un momento di grandi sorprese, avvenimenti insoliti sorprendenti e assolutamnete indimenticabili, e quindi tenderei ad essere nonostante  tutto,ottimista. E comunque, nel grigio generale, nel clima di recessione che ti fa pasare la voglia anche di andare a farti il manicure, io cucinerò biscotti, biscotti in gran quantità, e mi viene in mente il personaggio di Isy( grey's anatomy) che nei momenti di crisi, presino gravi come quello della morte del suo futuro marito, infornava come un'automa decine e decine di muffins di proporzioni improbabili.
Considerando il fatto che non ho problemi a parlare di me stessa come di qualcuno a cui manca qualche Venerdì... Isy style sia!:-)
Posterò ricette e foto dei risultati di tanto (terapeutico?) accanimento: che io debba essere quasi riconscente al calendario di avere una così buona occasione per sfogare le mie energie??!!

lunedì 5 dicembre 2011

Io sono il mio lavoro

Mesi fa una mia amica di vecchia data ha avuto il suo primo figlio( succede fin troppo spesso ultimamente, e intanto il mio orologio biologico sembra proprio rotto) e siamo andate in delegazione noi ancora etranee al mistero della maternità a portare gli ossequi come i Magi alla capanna. Aldilà di una serie di ovvietà che in questi casi si dicono( quant'è bello...somiglia a te...quanti capelli!!!) abbiamo avuto la telecronaca del parto( e ce la saremmo evitata volentieri) e il preciso sentore che tutte quelle cose che si dicono sulle emozioni della maternotà siano un modo per pubblicizzare e favorire l'incremento delle nascite, e basta.
Anyway... ingenuamnete io le ho chiesto quando sarebbe rientrata al lavoro immaginando quanto avrei desiderato io nella sua condizione riprendere un ritmo di vita normale in cui non ci si senta una mucca dispensatrice di latte ogni 3 ore ma  ancora una seria professionista che ama il suo lavoro. alla risposta mi sono penstita di aver formulato la domanda; non solo ho scoperto che la mia amica aveva usufruito di un permesso extra maternità( retribuito) ma sarebbe rientrata a Febbraio 2012 con orario ridotto.
Sono rimasta zitta ma sono certa che il m io viso ha tradito il mio pensiero: non discuto il legittimo desiderio di godersi le famose "gioie della maternità" e il pupo quanto più è possibile, quanto piuttosto questa accanita ricerca di escamotages per fottere lo Stato, la Società lavorando il meno possibilimente possibilmente ricavandone il massimo sotto il profilo economico e adornanre la cosa con la storia dell'amore materno su cui nessun politico( magari manco Brunetta) oserebbe mettersi contro.
Nulla contro la mia amica, ha la possibilità di fare questa scelta e stupida sarebbe forse a non approfittarne, ma questo è per me spunto di una riflessione piuttosto amara: la gente lavora ma non ama il proprio lavoro.
Certo, se ti dessero la stessa quantità di denaro per la metà dell'impegno e del tempo che dedichi al tuo lavoro...bhè, piacerebbe a tutti, ma è possibile che nessuno dia dignità al lavoro come forma di espressione di quello che si è?
Nelle svariate esperienze lavorative ho avuto modo di rendermi conto che quello che si esprime nel proprio lavoro, in termini di comportamneti e impegno e onestà, dice molto delle persone, e fa intravedere quello che in un contesto extra lavorativo magari neanche immagineremmo.
Capisco che è ovvio, non tutti fanno il lavoro dei propri sogni, e capisco che sia frustrante e poco gratificante, ma tant'è, è lavoro, è quello che se accadrà qualcosa di terribile nella tua vita potrà costituire una valida ciambella a cui appendersi e con cui guadagnare terra.
Io senza lavoro, senza le sicurezze e la linfa che mi regalano le ore interminabili di lavoro sono solo una persona nevrotica nperennemnete preoccupata per qualcosa che medita e rimugina sulla propria vita trovandola un grandioso disatro per molti aspetti.
Amo il mio lavoro, amo la gente che incontri e che per un po diventa la tua famiglia, e anche se non sono diventata il cardio chirurgo che avreu voluto e lavoro per una delle cose più effimere al mondo, lo faccio con passione e non mi rispsarmio. quindi si, io sono il mio lavoro, perchè quando sono in attività mi sento la donna energica brillante e valida che potenzialmente sono, e torno a casa stanchissima ma molto soddisfatta, e ho i miei adorati ad aspettarmi. Sono fortunata.





giovedì 1 dicembre 2011

Buon compleanno Zuzu- la Tua mamma è un pollo---

Un mese volato dall'ultimo post, e mi verrebbe da chiedermi: " ma che ho fatto nel frattempo?". La risposta rischia di essere imbarazzante. Stanotte, in una delle peggiori notti insonni degli ultimi anni ho avuto un'illuminazione circa questo progressivo impoverimento di energie risorse tempo stimoli e quant'altro. La verità, aihmè, è che c'è un disavanzo notevole tra quello che do e quello che ricevo, eccezion fatta per mia madre con cui sarò in debito vita naturaldurante( ma non in termini di pazienza, di quella mia sta abusando senza alcun ritegno scatenando le mie ire).
Quando hai sentore che per gli altri sei un rifornimento e basta provi solo il profondo e istintivo bisogno di fuga, non importa dove, purchè sia da qualche parte dove non sanno ancora quanto sei pollo nel farti fregare.
E? dura ammetterlo, ma io mi faccio fregare, quasi sempre, e quasi in ogni ambito. L'ultima in ordine di tepo? Il pagamneto di un lavoro fatto più di 2 mesi fa, sollecitato più e più volte, arrivando veramnete a fr presente che se non viene inoltrato tu hai problemi a campare, quindi umiliandoti e non poco, niente da fare. Vince chi se ne fotte. Anzi, come dice un mio amico, chi mangia beve dorme fotte e se ne fotte. E io ne conosco tanti.
Oggi 1 Dicembre, ma forse mentre scrivo siamo già al 2, è un anno che ho Zuzu con me, salvato dalla strada su cui era condannato certamente data la sua sordità.
Adoro Zuzu, come tutti loro, e mi chiedo se mi possa essere perdonato il pensiero mieloso in base a cui penso che seppure io dia loro tanto, bhè sono sempre loro a dare di più a me. E questo pensiero in parte mi aiuta a sopportare il pensiero di essere un pollo che gli altri spennano da anni.

mercoledì 2 novembre 2011

Commemorazioni

Un anno fa esatto mi laureavo. Un anno fa ero piena, traboccante di soddisfazione, anche se ci erano voluti troppi anni per tagliare il tragauardo, anche se tra parenti e amici seduti ad ascoltare la mia discussione mio padre non c'era, soddisfatta nonostante mancassero altre persone importanti.
Succede così, ripensando a quel giorno, di riflettere sulla celebrazione della commemorazione dei defunti, che finquando andavamo a scuola era solo sinonimo di ponte lungo e pellegrinaggi al cimitero.
Con gli anni ho imparato a mie spese che spesso mancano come i defunti persone che non sono sepolte al cimitero, persone che camminano respirano magiano e dormono, ma semplicemnete hanno deciso di non esisitere più per NOI.
Questa constatazione è terribile per me, mi mette dinnanzi alle "perdite" subite una volta di più e mi sembra che non ci si adavvero come contrastare questa tristezza dal momento che non c'è nemmeno una lapide su cui andare a depoore un fiore e lasciar scivolare una lacrima.
Ero felice con il mio 110 e lode, stupidamente orgogliosa di quel traguardo tardivo, eppure oggi, dopo 12 mesi esatti faccio i conti con la realtà, e quella gioia è rimasta momentanea perchè in fondo è stato tutto sbagliato, perchè mi sono resa conto che anche così, anche provando a essere diversa da me, non vado bene. Per questo capisco come debbano sentirsi quei poveri animali in gabbia, chiusi nei canili speranzosi che qualcuno li porti via da li: provi ad essere al tuo meglio e migliore di quanto sei purchè qualcuno si prenda cura di te, perchè non vuoi essere nuovamente abbandonato, perchè hai dannatamente bisogno di una carezza. Dicono che al canile puoi sopravvivere; pensando a questo cerco di guardare avanti e di pensare che posso ancora avere tutto per me un pezzetto di cielo da guardare e in cui sperare.

sabato 29 ottobre 2011

Ciao Marco

http://www.youtube.com/watch?v=u-zoscIKT_s&feature=aso

Domani, una settimana da una scomparsa tragica di un ragazzo che aveva negli occhi una luce speciale.
Per non dimenticare, e per ricordare che troppo spesso, fuori dai circuiti di gara ci sono tanti ragazzi, anche più giovani, che perdono la vita in strada e di cui nessun telegiornale da notizia.
Il Sic piaceva persino a me che non sono una fanatica di moto gp, piaceva a tutti coloro che nello sport vedono la messa in opera della passione. Riposa in pace.

mercoledì 26 ottobre 2011

Controllare e lasciare andare

L'autocontrollo è tutto o quasi, e a volte serve averne in quantità massiccie per non crollare proprio nei momenti più difficili, io mi sono sempre compiaciuta di essere capace di grandi apnee emotive, salvo poi arrivare, come ora, al punto che se non lascio andare qualcosa dei miei nervi, delle mie tensioni, delle angoscie e delle rabbie tenute a bada, forse rimarrò senza fiato sufficiente a dar voce alle speranze.
Ieri ho dato a me stessa un'altra prova di come sono brava a frenare, eppure oggi, invece di potermene sentire soddisfatta, accuso tutta l'amarezza di essere una donna troppo perbene; perchè invece dovrei parlare, dovrei dire quello che non va, avrei dovuto mesi fa mettere un punto di acutissimo risentimento con chi, una donna, ha avuto la cattiveria di prendersi una mia illusione e farla diventare la propria realtà, salvo poi scaricarla e ripescarla con l'andare delle lune.
La scorrettezza, la cattivera, la piccineria, sono tutte cose di questo mondo, lo so bene, ma perchè tollerarle oltre ogni limite?
Sto lavorando ai miei buoni propositi per il nuovo anno e di una voce sono sicura: non permettere a nessuno di prendersi ciò che è tuo.
Le settimane stanno volando, il mio autocontrollo da prova di essere antisfondamneto per tutto quello che intatnto accade: cont iche si accumulano e nuove spese che urgono, scadenze improrogabili, i lavori di casa ancora in stand by e nessuna nuova chiamata di lavoro, il deserto affettivo e il peso di stare in una relazione in cui dai e non ricevi quasi nulla, e nulla in cui poter sperare che per voi ci sia un domani reale, fatto di vita insieme figli, famiglia.
Io che credevo potesse bastarmi questo, vivere libera, mi accorgo di quanto avrei bisogno di un progetto a due: che poi riesca o meno poco importa, ma sono stanca di questo errare in solitaria in cui alla fine sono sempre quella che porta sulle spalle lo zaino più pesante.

martedì 18 ottobre 2011

Calore...e il meteo non c'entra

Io sono una che detesta il caldo; se il termometro sale al di sopra dei 25 gradi divento insofferente. L'unico luogo caldo in cui sono stoicamnete tollerante è la Sicilia, perchè per amore di qualcosa ( e qualche volta, di qualcuno) si è disposti a compromessi. Ma non si tratta di Sicilia, nè di amore qui, si tratta della consapevole mancanza di calore che genera un freddo che non si combatte a strati di maglioncini di lana.
Sono più che certa che quello di cui sto parlando non è qualcosa di noto a me sola, ma a tutti coloro che vivono una stagione di solitudine e torpore in cui, qualunque sia la temperatura fuori, hanno freddo.
E lo so che è illogico, perchè di solito quando si ha freddo ci si muove, si fa in modo di accaldarsi e accusare meno la bassa temperatura, io invece sto rimanendo  immobile e sto di fatto mandando a puttane molto più che la possibilità di riscaldarmi, mi sto giocando tutte le possibilità.
Così in questa detestabile inedia che fa di me una disoccupata angosciata, il desiderio di calore si traduce in fame di cose buone e coccolose, con risultati evidentemneti disastrosi sul resto ma tant'è...
Penso che per reazione ora preparerò una torta di mele un po' particolare, ma sarà da regalare, almeno questo giro eviterò calorie aggiunte:
La ricetta base è:
400 gr di farnia 00 ( ma io la taglierò con quella di farro, mi piace troppo quel tocco rustico)
150 gr di burro
200 gr di zucchero
4 uova
1 bustina di lievito
scorza di limone grattuggiata
1 bicchiere di latte
a cui aggiungero un tris di mele: pink lady, royal gala e limongella( una qualità di mele piccole e saporite leggermente acidule) e al posto dell'amata uvetta una ricca manciata di chicchi neri di uva fragola, sufficienti a creare l'equivoco: mirtilli???:-)
Per arricchire la torta poteri aggiungere pinoli o altra frutta secca, ma voglio che resti assolutamnete morbidissima, e perciò penso monterò i bianchi a parte amalgamandoli alla fine.Naturalmente, dovesse mai riuscire non mancherò di postare un reportage fotografico.
Nota al margine: amo cucinare, amo soprattutto fare torte, biscotti, dolci in genere, ma darei qualunque cosa in questo momento per poter avere "calore" da qualcosa d'altro, qualcun altro che non sia una soffice e profumata torta di mele.

domenica 16 ottobre 2011

Del gatto e del topo, e di come in fondo il destino sta tutto li, nel nascere felino o roditore.


Questo è Zucchero, il gatto che ho raccolto lo scorso 1 Dicembre, in piena notte, mentre cercava di farsi ammazzare attraversando la strada. La storia di Zuzu è, come tutte quelle dei miei felini(uno normale? Manco a pagarlo!!!) particolare: vedendo questo gattino che noncurante delle macchine passava e spassava per il viale inchiodai e scesi dall'auto. Lui, dopo avermi fatto un po' di cerimonie si infilò in auto,  e accomodatosi sul sedile lanciò significativamente  uno sguardo come a dire: "NNAMO?!". Inutile dire che ho esitato proprio poco, quei 3 millesimi di secondo, non di più. Nel percorso fino a casa pensavo desse di matto, i gatti detestano la macchina, lui invece passeggiava allegramente sul cruscotto della mia smart, e io già vedevo la mia patente fatta a pezzi dalla volante che certamnete sarebbe spuntata alla prossima svoltata. Zucchero è sordo, l'ho scoperto solo dopo mesi, unico tra i gatti di casa a non fuggire al suono dell'aspirapolvere e del phon, nonchè l'unico a non rispondere al suo nome o al richiamo acustico della pappa( per lui usiamo quello visivo scuotendogli sotto il naso le crocchette o la scatoletta). Amo Zucchero doppiamente perchè è sordo, perchè capisce quello che gli dico, e mi ha fatto persuadere che i gatti leggono il labiale (è concesso un energico scuotimento del capo: ebbene si, chi vi scrive è pazza).
La sera che ho raccolto Zuz avevo anche conosciuto una persona che mi piaceva, mi era sembrato un ottimo segnale, ma poi....nada, però mi è rimasto Zucchero che è come si vede dal video un supercacciatore. Mi viene quasi da dire povero topino! Tra l'altro il micio pretendeva di introdurre il trofeo in casa e riscuotere il suo premio, la nonna non è stata d'accordo però.
Una volta mi sono data una spiegazione del perchè mi piacciono così visceralmente i gatti e la spiegazione deve essere nella mitologia che li vuole dotati di sette vite: la loro forza la loro indipendenza li rende quasi da emulare per me, che vorrei davvero, anche solo per finta, credere di avere 7 vite da spendere per poter fare tutto quello che in questa vita non ci sta. Nulla contro i topi o la trasposizione linguistica del vocabolo a definire ,uhm, donne di allegrezza comprovata, solo che il gatto è gatto, anche se sembra solo il più forte. Noi gatti mi viene da dire, vi siamo anche un po' antipatici perchè"cadiamo dempre in piedi", non elemosiniamo il vostro affetto come i cani, ce la sappiamo cavare anche se vi dimenticate di noi, ma poi a volte facciamo la fine dei fessi, uccisi avvelenati, torturati, e allora mi viene da pensare che forse il topo,( per non paralre della sua trasposizione linguistica riferita alle donne!)platealmente schifato da tutti forse se la passa meglio, perchè non ha carezze da rimpiangere, e semplicemente pensa a sfuggire al gatto di turno.
Comunque, come si sarà notato,oggi per una serie di ragioni personali ( relazioni sentimentali? Giuro mai più) è stata una pessima giornata; avevo in programma di cuocere almeno 3 dolci invece ne ho fatto solo uno e cucinato per tutti una pasta con la besciamella al gratin con i funghi porcini che però devo dire è stata apprezzata.
L'unico dolce fatto, contrariamnete alle aspettative è  venuto molto bene, eccolo:

150gr farina bianca 00
50 gr farina di farro
150 grammi di burro
150 grammi di zucchero di canna ( più profumato è meglio è, io avevo l'eridiana ed è andato cmq)
2 uova intere
120 grammi di noci sgusciate e spezzettate grossolanamente
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
1 bicchierino abbondante di nocino( liquore di noci)
1 bicchiere piccolo di latte.

Ho lavorato (io mixer, ma anche a mano se po' fa) uova e zucchero per farlo gonfiare, aggiunto farina setacciata con il lievito la vanillina e un pizzico di sale, noci tritate, latte burro fuso e a temperatura ambiente e il bicchierino di nocino. Amalgamato bene il tutto e posto in una teglia da forno di circa 22/23 cm, a 180° forno ventilato per circa 40 min( prova stecchino of course.)
Importante l'affaire liquore: se non si ha il nocino io lo ometteri e basta, ha un sapore così particolarec he vedo difficle poter trovare un'alternativa che ben si sposi al resto.
Se si esagera con il nocino( come è capitato a me, ops!) è importante posizionare la teglia nel forno non troppo in alto così che il liquore che tenderebbe a depositarsi sul fondo della torta, abbia modo invece di poter essere distribuito assieme al calore, uniformemente.
La prossima volta credo aggiungerò del cacao amaro di ottima qualità e lo proporrò in formato monodose.
Detto ciò, e avendo mangiato una larga fetta di suddetta torta ( ipercalorica, ça va san dir..) vado a nanna appesantita in più da profondo senso di colpa  post pappaoria domenicale, sigh.

venerdì 14 ottobre 2011

If you can dream it, you can see it( versione "yes we can" del vecchio "volere è potere"

E così sono al punto che scrivo, aggiorno, correggo modifico secondo necessita i miei curricula, italiano e inglese, lancaindoli nel wildwideweb, che in fondo ha più o meno lo stesso significato di arrotolare un foglio e affidarlo al fluttuare di una bottiglia a zonzo per l'oceano mare( e l'idea spesso mi è venuta...pessime influenze da romanzetto rosa).
Ho scoperto però che in realtà più che con la reale motivazione di cercare e possibilmente trovare un lavoro, è la necessità di avere qualcosa in cui riporre fiduciose speranze, un'illusione ecco. Perchè lo so da me che l'agenzia di Pr più prestigiosa di New York non sta certo aspettando me per un'intership, e so bene anche che le film commission di mezza Europa non mi prenderanno in considerazione nenache per fare i caffè, ma ho bisogno di avere qualcosa che mi tenga aoccupata, ma soprattutto occupi la mente in altro rispetto a quela massa informe di cui sopra( due giorni fa...come si può notare il processo è alacremente degenerativo).
L'illusione di oggi è immaginare un'intership di 6 mesi a Vienna, la città d'Europa tra quelle visitate che amo di più; immaginarmi a passeggiare nel Freyung nel mese in cui aprono i meractini di Natale, proseguire fino alla mia libreira preferita e alla sala da the che è giusto alle spalle. andare di sabato mattina al meraviglioso Nachtmarkt e spulciare tra le vecchie cose a caccia della piccola nuova preziosità che viene dal passato, e chissà, magari mentre ritorno verso casa e attraverso le bancarelle alimentari e i chioschi di punch incrociare nuovamnete quella allegra cricca di finti Babbi Natali equel magnifico esemplare di finto Babbo natale dagli occhi più blu che io abbia mai visto e dirgli stavolta: " Ho fatto la buona giuro,me lo fai un regalo?"(Nb: Quando ho realmente incontrato suddetta riunione di finti Babbi Natale 2 anni fa a Nachtmarkt, la mia compagna di viaggio mi ha dovuto sradicare e riposizionare manualmente la mascella che era in caduta libera...)
Una volta mia mamma sognando ad occhi aperti non so quale vacanza esotica mi disse: " Se devi sognare fallo in grande, a ridimensionare fai sempre a tempo", e a dire il vero è una delle pochissime cose con cui io mi sia mai trovata d'accordo con lei: dopotutto c'è chi per non pensare beve, fuma, sis droga, si scopa chi gli capita a tiro, si abboffa di cioccolata e affini..io in fondo per non pensare, semplicemente penso ad altro.Non mi pare un rimedio da scartare, no?


Super casetta delle fiabe della pasticceria e caffè Demel..not to be missed!

mercoledì 12 ottobre 2011

Rianimazioni

L'ultima volta che ho avuto così tanti pensieri in testa tutti allo stesso tempo credo sia stato prima dei vent'anni, praticamente una vita fa. La differenza sta che all'epoca, quando mi sembrava di essere sopraffatta dalla massa informe di pensieri per lo puiù angosciosi ( nulla è cambiato su questo fronte), avevo almeno la consolazione di essere molto giovane e di avere quindi buone probabilità di dipanare la massa informe e diventare una persona "normale". Inizio a pensare seriamnete di dover rinunciare a questa prospettiva, anzi, credo di averlo già fatto. Rinuncio, come a Satana al momento del battesimo, rinuncio come se stessi allontanando da me qualcosa di piacevole e alltettante, perchè in fondo raccontarsi la bugia che si, si hanno ancora taaaante possibilità, è una tentazione pericolosa alla pari del cornutissimo Lucifero mi pare.
Cerco conforto e soccorso in quel briciolo di logica rimasta in dotatzione, e l'unica cosa sensata che mi viene ein mente è : "Siediti e aspetta", e non mi pare un concentrato di saggezza a dirla tutta.
Oggi ho partecipato ad un corso di soccorso per le manovre di disostruzione in caso di soffocamneto pediatrico, con ampi cenni in realtà sulla riuanimazione cardiopolmonare e le varie situazioni che possono avere luogo con bambini o anche adulti.
Il mio più grande desiderio frustrato resta la medicina: nipote di medico chirurgo e  e di un'ostetrica sono la prova che la genetica è più forte delle nostre carenze scolastiche: dopotutto ero una pippa iun matematica esattamnete quanto in latino e greco, vai a capire perchè mi sono sempre preclusa gli studi medici...
Ad ogni modo avrei voluto che il corso si prolungasse per poter fare altra pratica sui manichini, acquisire ulteriore confidenza con le manovre, memorizzre meglio le sequenze delle direttive internazionali; mentre ritornavo verso casa ho capito un paio di cose( periodo di epifanie a quanto pare, una più incredibile e preoccupante dell'a'ltra) sul perchè io viva con grande frustrazione la mia condizione di lavoratrice precaria: finora pensavo fosse solo per orgoglio ferito, dal momento che in famiglia già non sono considerata una cima, ci mancava solo non avere ancora alla tenera età di 31 anni una carriera degna, oppure per inadegauata qualità di vita che mi porta a dover comunque cercare sostegno economico, invece credo che una componente molto forte sia che ho paura di essere e sentirmi INUTILE.
Chissà perchè nella mia mente è importante che ci si possa sentire utili a questo mondo: deve essere anche questo colpa di mio padre, la persona meno disponibile che io abbia incontrato ( con me si intende), ma un vero e proprio faro di riferimento per chiunque altro. Chiunque sa di potersi rivolgere a lui per qualunque cosa certo che si farà in 4 se non in 8 (tanto c'è di che dividere, data la mole....che cattiva eh?) pur di poter dare una mano, e io, rabbia a parte per il nostro iter (ANA)affetttivo ho sempre ammirato questa cosa e probabilmente ho deiserato da sempre poterlo emulare. Deve aver a che fare con un'idea distorta di amore a ben pensarci, perchè nel caso di mio padre credo che sia il bisogno di ricevere la riconoscenza altrui a muovere inconsapeolmente la sua disponibilità, e si sa che la riconoscenza è un surrogato molto potente di tutto quello che manca. Vedi un po' se nel cuore della notte devo ragionare su certe cose e scoprire quasi, mio malgrado, di avere più cose in comune con quest'uomo di quanto vorrei.
Ho deciso in ogni caso di seguire gli altri corsi della croce rossa italiana, magari diventare volontaria, perchè certo ormai cardio chirurgo non posso puiù diventare, ma non è detto che questo non significhi essere d'aiuto.
I programmi della Croce Rossa italiani prevedono volantariato di vario tipo, e a me piacerebbe anche far parte di un team che pratichi pet terapy e clownerie nei reparti più difficili; forse è anche il bisogno di fare qualcosa di concreto considerando che il mio lavoro è centrato su quanto di più effimero ci sia, ritagliarsi uno spazio per la realtà seppur dolorosa, può essere l'inizio di una rinascita. Attendendo allora che per strade alternative avvenga una prodigiosa novella maieutica...invito tutti a visionare il sito della croce rossa italiana e prendere confidenza con le semplici istruzioni in esso riiportate.

mercoledì 5 ottobre 2011

Esitare va benissimo, ma poi fai quello che devi fare.
Cercherò, anche se non sono certa di sapere cosa fare.Non ancora.

lunedì 3 ottobre 2011

Happly ever after...

Anche io a 60 anni suonati spero di essere sul punto di organizzare il mio matrimonio, indipendentemente se ci sia stato uno prima o meno. La mia amica Mrs W. si sposa l'anno prossimo, seconde nozze, con un uomo che ama e che la adora, entrambi con famiglie gia formate alle spalle e da tempo adattate a questa formula di famiglia allargata.
Dico che spero di trovarmi a 60 in questa situazione perchè siccome lo scorrere del tempo mi sta paralizzando e rendendo tutto più difficle, bhè mi auguro quantomeno di avere la fortyuna di restare così fuori dagli schemi da pensare ad una vita insieme finchè morte non ci separi avendo già svoltato la boa.
Insieme. Da quanto tempo è una parola a me estranea...eppure non è colpa di nessuno, siamo solo barchette che viaggiano sullo stesso rivolo d'acqua, e forse insieme è solo questo guardarci a distanza vigilando che l'altro non coli a picco.
Ma c'è un "insieme" diverso? VOrrei scoprirlo, intravedere in un mio progetto una possibilità di condivisione, sapere di poter fare da soli va bene, ma anche il piacere di avare qualcuno con cui discorrere del tempo mentre fuori dal finestrino c'è un paesaggio che muta continuamente.
Io sono sola, anche in coppia, perchè insieme è una parola che mi terrorizza, quasi più delle rughe che potrò avere, campando, a 60 anni.
Insieme è anche accorciare le distanze e limitare le proprie possibilità, scendere a compromessi più frequenti e non poter sempre avere il controllo della propria vita.
Ma mi sa che "insieme" sarà necessario se un giorno smetterò di precluddermi a priori la possibilità di una famiglia, perchè è solo insieme che una famiglia è tale, nel senso più autentico e tradizionale della parola.
Intanto questa solitudine carica di promesse, promette per ora solo tante illusioni, di cui quest'anno è stato particolarmente ricco.
Insieme era una parola che io e il mio amico adorato A. pronunciavamo spesso, ma lui è sparito, inghiottito da qualche altro insieme, forse troppo occupato a fingere che 10 anni di condivisione non sono importanti, non abbastanza da alzare un telefono e chiedere: "come stai?". Non è tempo per ricordare chi, in maniere diverse, non c'è più. E' tempo invece di guardare nella direzione giusta, perchè non puoi cercare nel posto sbagliato e consolarti pensando che sei stato sfortunato. La fortuna non esiste. Esiste il coraggio di continuare a cercare lo stesso, dovunque l'istinto senta che è la direzione giusta.

venerdì 30 settembre 2011

Della Lucertola e del momento perfetto

Giovedì c'era una luce speciale, bhe, sarebbe stato meglio averla Mercoledì, la vera giornata di riprese, ma almeno con le still photos abbiamo recuperato qualche bello scatto più azzurro e luminoso. Dico abbiamo, ma in realtà io facevo solo da compagnia, il DOP si è un po' arrangiato da solo e si è fatto bastare me come assistente e grip, un tipo simpatico, over 60, sempre super sorridente.
Lui inquadrava e variava le esposizioni, io ammiravo una bellissima e piccola lucertula maculata a 15 cm da noi che beatamente si godeva il tepore e se ne infischiava della nostra presenza.
Questa insolita compagnia mi ha indotto ad una serie di riflessioni, e se qualcuno dovesse ritenerle stupide sappia che, come attenuante, ero sveglia dalle 4 del mattino, quindi poco lucida in generale e sul depresso andante in ogni caso.
Quando lavori su di un film le persone con cui trascorri anche 16 ore di lavoro al giorno divengono la tua famiglia temporanea, e condividi tanto che ti sembra impossibile non rivederli mai più; invece è prroprio quello che più spesso accade, non li vedi più, soprattutto quelli stranieri con cui sai che è davvero improbabile capiti una nuova occasione di lavoro.
Guardavo la lucertolina più bella che io abbia mai visto e pensavo che quel momento era preziosissimo perchè non l'avrei mai più rivista, non poteva esserci nuovamente un allineamnto così perfetto del caso tale da consentirci di trovarci tutti nello stesso posto e nella stessa situazione.
Dovrei ricordarmi più spesso di questo, e forse agiure di conseguenza; a cosa serve struggersi e vivere al massimo dell'amplificazione le nostre sensazioni se poi restano li a farci solo da tortura mentale?
Avrei dovuto dire qualcosa, stringere le mani una volta di più a questi estranei con cui per una brevissima parentesi di tempo ho condiviso spazi e esperienze, forse non iniststere con lo sguardo sul sorriso disarmante del props più carino in circolazione ma scambiarci una parola di più, magari scoprire che dietro quel sorriso c'è altro o proprio nulla, ma arginare questo dubbio angoscioso che fa di me una donna ufficialmente infelice perchè non è sincronizzata con il resto del mondo.
Verdeazzurro, ti chiamerò così, sei solo un altro dei miei fantasmi, di quelli che nella solitudine delle mie insonnie mi hanno tenuto la mano in attesa che calasse il buio; nessuno di voi è mai stato reale, nessuno di voi farà mai realmente parte di questa mia vita, perchè nessuno di voi mi ha considerato abbastanza, e a volte, in fondo, non so darvi torto.

domenica 25 settembre 2011

Non è mai un caso

Da oggi tre mesi al Natale, oggi un anno importante da ricordare per qualcuno, auguri, oggi scoprire che il grande amore della tua prima giovinezza è felicemnete sposato (auguri) mentre tu sei solo l'ultima di tutta la tua cerchia di amici a non sapere neanche che fine farai. Oggi c'era bisgogno invece di buone notizie, di un briciolo di carica per affronatre la settimana con gli australiani, lavoro, orari impossibili, imprevisti con la pala.
Ci sono scoperte che sono vere e proprie epifanie, e pesano come enormi badili con cui devi imparae ad andare in giro.
Dove ho sbagliato? Perchè a me non è andata così? Perchè sto qui a illudermi che avere una casa mia, quattro mura in cui poter rinchiudere i miei sogni bastino a farmi sentire meno sola?
E poi c'è questa storia delle sparizioni con cui sto andanmdo ai pazzi, e non c'è nulla da fare, non ci si sente mai del tutto privi dei sensi di colpa quando qualcuno a cui volevi un hgran bene scompare dal tuo campo visivo e smette di essere qualcuno a cui puoi telefonare per fare gli auguri di Natale.
Non è un caso forse che questi pensieri arrivino, funesti e pesantissimi, a tre mesi dalla festività che amo di più; allora forse dovrei pensare di darmi un ultimatum, e arrivare a Natale con intenti di cambiamneti forti, che mi facciano sentire migliore, e meno in difetto con il mondo.

lunedì 19 settembre 2011

La bella stagione viene da dentro...

E' incredibile come queste settiman siano volate, spesso nei momenti più complicatii ho avuto un'irrefrenabile desiderio di scrivere, ma poi, risucchiata da qualche vortice di impegni irrinunciabili ho lasciato scorrere i giorni senza dare tracce di me.
Cosa significa il titolo di questo post?
E' una frase che ho letto sulla parete di grafite delle ragazze che lavorano in produzione come responsabili comparse, due simapticissime e napoletanissime donne a cui eveidentemnete è di grande aiuto varcare la porta dell'ufficio e trovarsi davanti questa frase che altro non è che un invito a volersi bene, a d avere fiducia in se stessi, ad indossare delle lenti virtuali di positività, anche se fuori non c'è nulla che faccia pensare a qualcosa di positivo.
Temporalmente qui è ancora bella stagione; le giornate si sono un po' accorciate, si, ma la luce è bellissima e i riflessi al tramonto sono incantevoli, per non parlare del mare ( per chi può andarci, sigh!) sgombro dalla folla di Agosto è ora decisamente più praticabile; eppure il bello di fuori molto spesso non riesce ad investire anche il dentro, e lo so bene io che ho avuto giornate nere e con un umore sottoterra mente fuori c'era un sole spettacolare!
La bella stagione, quella di dentro è immagino un lavoro di perfezionamneto continuo, come coltivare orchidee o attendere con pazienza che spunti un germoglio, e forse crederci sul serio è un traguardo a cui si giunge in maniera direttamnete proporzionale ai proprio anni.
Chissà....

mercoledì 17 agosto 2011

Ieri ho trascorso un bel pomeriggio con la mia amica Marghe a pasticciare in cucina, è stato divertente e per un po' ho dimenticato i brutti pensieri. Stamattina alle 7 siamo stati svegliati dalla vicina, la mia gatta Davide che avevo portato con me da roma 12 anni fa è morta, lei l'aveva trovata accanto la sua auto. Con questa sale 10 il numero totale di gatti che quest'anno, chi in un modo chi in un altro, mi hanno lasciato.
Davide fu una storia curiosa; abitavo a Via corso d'Italia a Roma tra Porta Pia e Piazza Fiume, sotto casa un orribile negozio di animali. a dicembre furono di mala grazia stipati in un'angusta gabbietta esposero una cucciolata di gattini tigrati. si sa ch in prossimità delle feste gli animali sono considerati un regalo, alla stregua di un giocattolo. Rimase dopo un po' solo questo gattino, tigrato e con la punta delle zampette bianche, come dei calzini,e io passavo le ore a fissarlo aldilà della vetrina. Un giorno mi si avvicinò una vecchietta, mai vista prima e mai più vista poi, che mi chiese: " tu lo vorresti prendere, vero?". Le spiegai che in casa, da studente non avrei potuto, che non ero di Roma e che comunque volevano 80,000Lire che non avevo. La vecchiietta, come se questo già lo avesse intuito, prontamente mi allungo 50,000Lire dicendomi: "se tu così  puoi prenderlo, tieni, ti posso dare questi". Io rimasi così stupita da questa cosa, dal fatto che una persona che mai mi aveva visto prima potesse manifestare una fiducia tale da sapere che io non avrei impiegato diversamente quel denaro, che magari nel suo budget di pensionata non era poca cosa.Lei si voltò e andò via, io non aspettai un minuto di più, entrai pagai un anticipo con la mia 50,000 Lire e chiamai mka madre per dirle che avevo bisogno venisse a Roma a trovarmi perchè avevo qualocsa per lei.. Nel giro di un paio di giorni Davide, così lo avevo chiamato quando ancora era solo un gattino in cattività, era a Piano, padrone della casa, mostrando un carattere fiero e molto vivace, i suoi occhioni verdi magnetici e grandissimi gli davano un'aria tutta speciale.e lo era.
Dopo più di un anno mi raggiunse a Roma la telefonata che Davide aveva partorito! Me lo avevano dato per maschio e tale io l'avevo considerato senza neanche fae ulteriori indagini, ma essendo che al suo nome rispondeva benissimo e che comunque  anche se femmina aveva corpo e musetto da maschio, Davide è rimasto, beffandoci con innumerevoli cucciolate fin quando non abbiamo deciso di porre un limite alla sua fecondità.
Forse il dispiacere è più grande perchè si tratta di un pezzo della mia storia personale,di una parte della mia vita passata di cui Davide ha fato parte sin dal suo inizio; sicuramente queste partenze a così breve distanza di tanti dei miei adorati mici sono un motivo in più per sentirmi inutile e impotente. E poi c'è il ricordo di quella vecchina, che presumibilmente se ne sarà andata ancora prima del mio adorato Davide, ai suoi occhi color iris e alla generosità disarmante. Mi  piace pensare che Davide è andato via, ma forse arriveranno altre cose belle,perchè in fondo anche se non ho più l'età, credo ancora alle favole e credo che a volte, proprio quando una soluzione non sembra esserci ,arriva qualcuno di sconosciuto a tenderti una mano.

martedì 16 agosto 2011

Quando qualcuno ti dice: " si, sei adatta per quel ruolo, ma noi abbiamo dovuto fare una scelta diversa" cos'è esattamnete che scatta nella testa?
Nella mia si materializza una domanda: " Dovuto perchè?"
Perchè questo qualcun altro è più giovane, più preparato, più magro e curato, più raccomandato; più cosa???
Mi sembra di essere in un brutto sogno in cui, di qualunque cosa si tratti, preferiscono sempre qualcun altro.
E' accaduto così anche nei sentimenti, e non una volta sola, per cui il mio cadere in crisi non è paranoia, ma reazione a qualcosa che evidentemnete accade, e accade a me con una certa frequenza.
Osservando queste cose mi convinco ulteriormente di quanto sia necessario un cambiamneto: forte radicale totale. Forse varrebbe la pena anche di pensare a cambiare città se non fosse che c'è un residuo senso del dovere e una buona dose di paura ad impedirmelo. Cambiando tanto se non tutto forse guardandomi allo specchio scoprirei di essere ancora una persona interessante, valida, attraente, forse non mi sembrerebbe di intravedere dei sorrisi beffardi quando mi trovo in compagnia di persone molto diverse da me.
Per cambaire però ci vuole una dose di coraggio che non ho, o forse c'è solo da attendere che il grado di disperazione sia al punto giusto, chissà...
Intanto nell'attesa mi sembra che ogni giorno vada sprecato inutilmente, e il mio grande difetto tra i tanti, è che senza un obbiettivo preciso non so camminare; ora più che mai vivendo l'urgenza di qualcosa che abbia un senso, non vedendone in giro, sono paralizzata nelle mie ansie per il fututo.
Ma come me , lo so, c'è tanta gente, anche meno fortunata, gente che ha ancora più incertezze di me e che comunque guarda avanti. Forse mi illudo che alla fine di agosto quando la vita riprenderà un ritmo non più vacanziero qualcosa cambierà. Forse....

domenica 14 agosto 2011

E' Domenica, è la vigilia di Ferragosto, e io vorrei essere altrove, in un altro momento della mia vita lontano dalle ansie di oggi, di questi ultimi due anni. Mi mancano dell persone care che sono sparite, pian piano inghiottite dal tempo, dalla fretta, dal rancore, e che oggi riemergono come foto sfocate di cui non distinguo i tratti. In questa casa vuota , io e i tre gatti esuli ci guardiamo negli occhi, pieni di buoni propositi, ma non ne mettiamo in pratica neanche uno. La mia Domenica passerà senza un senso preciso, senza fatiche ad addolcire il sonno della notte, e chissà per quante altre volte sarà così. L'attesa dei cambiamneti ha un che di terribile; sospesi tra paura e ansia non sappiamo più cosa sia meglio che accada, e se non accadesse nulla? Ancora peggio temo. Attendo lettere che so non arriveranno, possibilità a cambiare le cose troppo lontane, e io sento di essere in ritardo su tutta la linea. Penso a quel mare azzurro di Sicilia, selvaggio e incantevole, Sampieri e le dune di sabbia dorata ,e il vento che scuotetndola fa scorgere conchiglie; quanto vorrei che un forte vento nella mia vita soffiasse così forte da scoprire conchiglie, così da scoprire SE ci sono conchiglie.
Io Vaniglia Vito e Oliva oggi sembraimo dei sopravvissuti, e forse in un certo senso lo siamo, perchè siamo su di una zattera che lentamnete sta prendenedo il largo dalla vita precedente, e gli addii, alle persone alle case, ai profili del paesaggio, alle cose, possono essere molto , molto dolorosi.


giovedì 11 agosto 2011

Ciao Vincent...

Ieri si n'è andato anche lui, travolto presumibilmente da uno scooter che andava troppo di fretta, e lui il piccolo dolcissimo Vincent era troppo distratto.
E allora mi torna in mente il bellissimo libro "POESIE PER UN GATTO"  di Vivian Lamarque, in cui tra i vari pensieri che si scambiano il gatto Ignazio e la sua padrona, il micio perplesso chiede: " Ma ciò che esiste, esiste per sempre, non è così?" "Si, nel cuore si." è la risposta.

Così questa mini poesia che mi è servita anni fa per archiviare il dolore di un addio sentimentale oggi torna a darmi conforto pensando che Vincent, così come gli altri misteriosamente spariti e crudelmente avvelenati di questi anni, conservino per sempre il ricordo dei baci, delle carezze, delle cure che ho loro dedicato, e che io sia stata il loro ultimo pensiero. Loro sono migliori di noi e a tutti i miei piccoli lontani, Rosso, Luigi, Lottie, Lollina, Caramella, Occhiblu, Nuvolino, Ginger, Vienna, Vincent, e a tutti quelli che non hanno padrone e meriterebbero amici migliori di noi esseri umani, vi amo tanto.

Vincent è quello bianco, vicino a lui suo fratello Vito che dopo mille indecisioni ho trasferito nell'altra casa lontano da gente pericolosa, per non fargli fare la stessa fine indegna.

lunedì 8 agosto 2011

Io mi perdo...

Oltre ad essere disordinata, io mi perdo. Non geograficamnete intendo: anzi, ho un eccellente orientamento  a meno che io non abbia deciso di usare un gps, li allora 9s u 10 sono già persa. a parte questa eventualità non più troppo remota da quando ho fatto il mio debiuto in autostrada, dovunque io sia, New york, Roma Parigi Calcutta, nessun problema a trovare la strada. Eppure mi perdo.
Il mio carissimo amico Mike simpaticamnete anni fa mi definì "Stream of Consciouness", a volerci ridere su e pensando al buon Joyce lo si poteva intrpretare come un complimento, quando invece è bonariamnete un'osservazione critica sul mio modo di condurre il discorso così come la mia vita.
Io semplicemente vago, lascio che ci sia una completa indipendenza nei miei pesnieri, che procedano in associazione libera e che vengano fuori in volute barocche complesse e da mal d'auto, tanto da guadaganrmi il titolo di contorta per eccellenza. Pazienza, a volte perdersi ha il suo gusto, e poi come ho appena letto sul bellissimo Blog di Daphne, (Metamorfosi): "Chi vaga non sempre si è perso", e ho sussultato di gioia, come se finalmente qualcuno avesse dato la giusta chiave di interpretazione all'itinerrare della mia vita.
Dicevo, (per l'appunto), perdersi ha il suo valore, fare strade alternative è spesso un'idea ottima per cambiare prospettive, e poi c'è del gusto, anche fuor di metafora, a tirar giù il finestrino e chidere: "Scusi.....".
Anche ora in fondo mi sono persa, angosciata dalle mille cose che potrei e dovrei fare e dal desiderio di essere perfetta. Sto trascorrendo le notti con l'occhietto sbarrato, e quando incomincio a soffrire di insonnia per me è segnale di un'unica cosa: mi so' proprio persa.
Ma la strada in cui mi sono persa io non è di quelle che abbassi il finestrino e chiedi: "Scusi...", è di quelle in cui se hai fede preghi, se non ne hai...sei fottuto.
L'iimaggne che più ricorrentemente ho di me stessa è di un grosso incorcio in cui dovrei attraversare cercando di:
-non morire
-non fare appizzare le auto che cercano di evitare di spiaccicarmi
-imparare ad attraversare per poterlo fare e rifare senza rischi.
A ben pensarci credo di essere impalata su quelle benedette strisce da un po', prevenzione a smarrimenti dolorosi immagino.
Cmq per ovvie ragioni sono li in piedi sulle strisce e prego, e a dirla tutta la mia preghiera non è tanto : "aiutani ad attraversare sta cavolo di strada", ma piuttosto" se mi perdo, come sarà, fai in modo che pure se allungo un po' il giro, arrivi da qualche parte che ne sia valsa la pena!". Dopotutto mi sembra una richiesta ragionevole, o no?!
Ad ogni buon conto, e come dicevo alla mia cara amica Gnokka qualche settimna fa mentre vagavamo alle undici di sera nella campagna avellinese alla ricerca di una fetente di insegna che indicasse l'autostrada: " se ci dobbiamo perdere, almeno mettiamo a posto la pancia!". Deve essere stato pure istinto di sopravvivenza perdere la strada verso la Salerno Reggio Calabria ma imbattersi in una festa di paese a Tavernola di San Felice frazione di Ajello del Sabato( e dico, frazione....quante anime non saprei dirlo) dove mettere a tacere lo stomaco con un sostanzioso panino alla salsiccia e altrettanto sostanzioso piatto di pasta ai fungi( si era detti: " vedrai che dopo il panino non avremo più fame"....se se...!).
Per chi si perde, per chi pensa che perdersi con la fame sia anche peggio suggerisco vivissimamente una sosta: che abbiate fede o meno, trovare qualcuno che vi porga un piatto profumato forse non vi farà trovare la strada, ma ritrovare, almeno fino all'ultimo maccherone, un bel sorriso soddisfatto.

sabato 6 agosto 2011

Agosto Significanza e Pomodori al forno

Io odio Agosto. Non posso farci nulla, lo odio da sempre e da sempre mi pare uno di quei mesi interminabili, una condanna. Troppa gente dappertutto, strade intasate, negozi ,uffici tutto serrato, e questo clima di vacanza forzato che fa di un triste...
Questo è il primo Agosto che non lavoro, peggio che mai! Così il tempo lo passo tra sperimentare ricette, leggere libri che erano in attesa di esssere consultati da ere geologiche, andare al mare ( con risultati incerti, folla e mare tutt'altro che limpido) e pensare.
Ora pensare è una di quelle attività diciamo così, automatiche; eppure selezioniamo i pensieri in modo tale che i più spiacevoli e controversi siano sempre gli ultimi ad essere affrontati. Così in questi giorni di noia mortale e attese che si cuociano gli esperimenti ai fornelli, mi è capitato di pensare che dovrei fare qualcosa.
Qualcosa tipo darmi una scrollata, aguzzare l'ingeno, inventarmi qualcosa perchè sono arrivata ai fatidici 30 e li ho anche superati, e varrebbe la pena dargli un senso.
Ultimamente sono un po' ossessionata dalla "sensatezza"; lo stesso titolo di questo blog rimanda un po' alla mia necessità in questa fase della vita di fare qualcosa che sia significativo che segua un percorso rintracciabile. La scintilla è scattata qualche mese fa, alla vigilia di un lavoro, e sul set, prima di cominciare la regista ci ha esortato a fare qualcosa che fosse: " at least meaningful". Succede che certe frasi si depositamo sul fondo dei stuoi pensieri e riemergano dopo un po' rischiarando tutt'intorno, e così è stato. Sono sempre stata una che andava in mille direzioni, un po' alla cieca, certo,  mi è andata abbastanza bene, anche se farei volentieri a meno di alcune esperienze passate, ma il punto è che fare qualcosa che abbia senso non significa diventare delle persone inquadrate e tristi, programmate a tavolino; vuol dire più semplicemnete divenatre adulti.
Quello a cui sto pensando è che in fondo finora ho sempre avuto troppa paura di diventare adulta e non essere all'altezza della vita, ma credo che usando "la significanza" se così posso definirla, io abbia una chance in più di non perdermi e fare cadute impreviste.
Non sto rinunciando all'istinto, alle piccole follie, ai colpi di testa, sto solo dicendo si alla realtà e al fatto che ad un certo punto bisogna avere un piano, un buon piano. Io lo sto cercando.
 Intanto tolgo i pomodori dal forno prima che altrettanto significativamente, brucino!

giovedì 21 luglio 2011

Lo strano viaggio

Quando mi hanno chiamato per informarmi che il primo colloquio era andato bene e che quindi mi srei dovuta recare a Firenze per la seconda selezione ero in un camerino di un negozio a provare delle camicie in saldo. Interdetta e sorpresa  ho rimandato l'acquisto e ho iniziato a pensare al viaggio imprevisto come una grossa scocciatura. E' vero, sono in cerca di lavoro, ma è una fase della mia vità in cui le novità mi devono travolgere, non ho la costanza di andarmele a cercare.Non avevo vpglia di partire di affronatre un viaggio di andata e ritorno in giornata con il caldo e la folla delle partenze estive; ma non è che ci fosse molta scelta.
In realtà ho sempre molto amato i viaggi in treno, guardando fuori dal finestrino vengo sempre colta da pensieri poetici, ispirazioni di vario genere e riflessioni più o meno profonde, questo almeno quando ero pendolare da Roma e il treno rimanevo quasi l'unico modo di rientrare a casa con rapidità. Poi c'è un momento nella vita in cui cominci a temere le pause in cui puoi isolarti dal resto del mondo e guardare fuori dal finestrino, paura come di essere travolti da qualche verità indimostrabile e terribile che farà capolino a tradimento tra un cambio binario e una sosta in stazione. Come quella volta ad Alassio mi pare, nel lungo viaggio verso Ventimiglia, diretta a Nizza, quando distrattamente guardando fuori, mentre il treno si era fermato in stazione assistevo al ritrovarsi di un ragazzo e una ragazza, giovani e bellissimi.
Erano il ritratto dell'amore che non risponde a troppe regole, di un amore fuori da una serie di schemi e forse davvero normale, perchè l'amore dovrebbe essere così, pura felicità di trovarsi e ritrovarsi ogni giorno, anche perdendosi se necessario. Per gionri, per settimane la netta e crudele consapevolezza che quell'amore non è per tutti e che è una lotteria che vincono in pochissimi.
Le rivelazioni nei viaggi sono quelle che restano più impresse, forse perchè le leghiamo ai paesaggi nuovi, alle fotografie che ce li ricordano.
A Firenze ci saranno stati almeno 35 gradi e troppi turisti dappertutto; ma Firenze è bella sempre, le perdoni di avere così tanti ammiratori perchè è una bellezza che non può celarsi dietro nessuna bassa stagione.
Dopo il colloquio, di cui non saprei dire come sia andato, un breve giro per respirare ancora un po' di quell'aria speciale che hanno i luoghi della storia, dell'arte, quella con la A; mille pensieri, qualche preoccupazione, il lavoro e la casa,l'incertezza del non sapere cosa sia meglio fare e il profondo desiderio di convincere se stessi che alla fine va solo e solamente come deve andare, cioè nel modo migliore ( nei giorni in cui sono pessimista, ovviamnete dicoi il peggiore, ça va sans dir..)
Prorpio con questa ribollita di pensieri a spasso nella mia testa e attraversando Piazza del Duomo che sento una musica a me familiare, o meglio, diviene familiare dopo qulache istante che ha funzionato da soundtrack delle mie peregrinazioni mentali. Un uomo, con buona probabilità di nazionalità slava, suona alla fisarmonica una sonata di Bach di cui puntaulmente riesco a dimenticare il numero, ma che è sempre stata chiamata in un lessico familiare tra me e mia madre, " la musica degli angioletti"; questo perchè il 45 giri di casa riporta sulla copertina due puttini paffuti e beati che strimpellano un qualche strumento, e mia madre credo abbia riempito la mia infanzia di Bach, tant'è che lo amo molto.
In quel momento, la fisarmonica mi ha regalato una versione almeno per me inedita della musica più dolce della mia infanzia ( e in generale una delle cose più dolci della mia infanzia), e ha prodotto l'effetto di paralizzarmi a pochi passi dall'abile esecutore, quasi in trance.
Anche se è fuori moda, se fa ragazza di campagna, se il mondo è degli scettici, io credo e continuo a credere nelle risposte, nei segni che da qualche parte arrivano quando meno li aspetti.
Lì impalata in mezzo a orde di giapponesi e Nikon mi sono resa conto che non ogni preoccupazione andava lasciata da parte, che c'è sempre qualcosa che arriva che da' un senso alle cose, e che i percorsi migliori sono quelli intrapresi pensando di aver sbagliato strada.
Ho lasciato qualche moneta al suonatore di fisarmonica e mi sono fatta largo verso la stazione; il viaggio di ritorno ho dormito come una bambino a cui qualcuno ha raccontato una storia dolcissima, non c'è stato bisogno in questo strano viaggio di guardare fuori dal finestrino.